giovedì 21 maggio 2020

DERIVATI: IL COMUNE ASCOLTI I 'CONSIGLI' DELLA CORTE DI CASSAZIONE.

Se il Comune di Torino volesse davvero recuperare denaro da usare per aiutare nei prossimi anni la città a uscire dalle enormi difficoltà create dalla epidemia del Coronavirus, proverebbe a non pagare alla banche tutti gli interessi possibili tra quelli che ogni anno versa loro in conseguenza dei derivati stipulati tra 20 e 30 anni fa. E potrebbe farlo anche sulla base della recente sentenza della Corte di Cassazione relativa a una causa tra il Comune di Cattolica e la BNL, applicabile anche in qualunque altra causa venga intentata da un ente pubblico per fare annullare il contratto di un derivato. La Cassazione ha stabilito infatti che se la banca non aveva fornito, prima della firma, informazioni che permettevano all'ente di stabilire con precisione quali e quanti sarebbero stati i costi da sostenere nel corso degli anni in conseguenza delle clausole previste nel contratto, il medesimo e' considerato nullo. Più volte da Assemblea21 e prima ancora da altri movimenti è stato denunciato che proprio grazie a queste clausole sfavorevoli appositamente inserite con formulazioni complesse e spesso incomprensibili, i derivati si sono rivelati fonte di grosse perdite per gli enti pubblici (ma anche per le aziende private) e quindi di grossi guadagni per le società finanziarie con cui i relativi contratti sono stati stipulati: e la Cassazione con la sentenza ha evidenziato come se non è provato che l'ente era stato esplicitamente informato delle conseguenze economiche negative che negli anni si sarebbero venute a creare (ma se lo fosse stato scatterebbero invece le responsabilità personali per danni patrimoniali degli amministratori pubblici), il derivato e' nullo. Ma non solo questo, perchè con la sentenza è stato introdotto un altro argomento forte e cioè quello per cui l'organo di un ente, come il Comune di Cattolica, che può legittimamente approvare una delibera che autorizza la firma del contratto derivato è il Consiglio Comunale e non la Giunta, come non poche volte invece è stato, perchè il derivato crea un debito il quale incide sul bilancio annuale e pluriennale dell'ente modificandone la previsione di spesa e il bilancio è una competenza superiore riservata dalla legge al Consiglio Comunale. Per cui è da considerare nullo, di conseguenza, anche il derivato deliberato solamente dalla Giunta.
L'Assessore al Bilancio Sergio Rolando nel gennaio 2019 aveva fatto approvare dalla Giunta comunale torinese una delibera per la ricerca di consulenti finanziari disponibili ad analizzare, in cambio di 35.000 euro più una percentuale di quanto mai fosse stato risparmiato a seguito della loro azione, i contratti dei derivati in carico al Comune di Torino e verificare se ci fossero le condizioni per metterne alcuni in discussione: non sappiamo che fine abbia fatto questa iniziativa, sulla quale abbiamo già espresso comunque rilievi critici per il ricorso a privati da retribuire lautamente invece che ad autorità pubbliche esperte e competenti in materia, ma riteniamo che la consulenza gratuita, anche se non richiesta, della Corte di Cassazione il Comune di Torinosia è tenuto a prenderla in considerazione e ad applicarla, utilizzando anche questo strumento per arrivare ad annullare comunque tutti i derivati ancora in suo possesso, cosa che Assemblea21 chiede da tempo

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